Dario Astero

Dario Astero, Presidente Onorario 1968-76

Dario Astero ha iniziato la sua avventura alla Junior prima come un semplice Socio, poi come Presidente, sostenendo la Società in prima linea. Astero viene considerato un uomo chiave nella crescita del basket casalese grazie al suo impulso e al suo carisma; sotto la sua presidenza la Junior vestì per la prima volta la magia a strisce rossoblu.

 

Questo il ricordo che il Presidente Giovanni Daghino ha raccontato nel Libro 50+1

Per coinvolgere sempre più Astero, che era già stato vice-presidente e da anni frequentava l’ambiente e la palestra, l’insistenza più forte la esercitò Cecchini. L’avevamo già trascinato nell’organizzazione di “Holiday on Ice”, anche se il suo compito era stato marginale. Fu un vero personaggio, uno stravagante per dirla tutta, con un’intelligenza superiore alla media. La sua esuberanza, a tratti forse eccessiva, non gli risparmiò in città invidie e critiche.

Per la Junior comunque fece davvero tanto, non solo dal lato finanziario, e mai interferì nella gestione della squadra. Più che un imprenditore che investiva nel basket, era un mecenate disinteressato: non andava a caccia del risultato sportivo proporzionato ai costi, anche se mirava sempre al massimo. Sapevo però che non sarebbe durata in eterno e per salvaguardare la società gli chiesi fin da subito due contabilità separate: si disse d’accordo, e una persona di sua fiducia si occupò dei conti dei giocatori e dell’allenatore, mentre noi della ‘vecchia guardia’ tenevamo quelli dell’ordinaria amministrazione. Per un paio di volte rischiammo di non disputare il campionato, perché chi era incaricato del mercato sforava la cifra che Astero aveva stanziato. Faceva un po’ di scena, più che altro per ricordarci chi metteva i soldi, ma poi copriva gli ammanchi senza fiatare. Dopo i primi due anni di doppia gestione, e di esperienza quasi conflittuale, ci girò anche la sua parte di contabilità. Ci vollero due settimane perché, con il prezioso aiuto del dirigente Italo Filiberti, mettessi a posto le cose“.

Questo, invece, il ricordo di Mario Oddone

Fece sempre di tutto per elevarsi al di sopra della massa: dal cameriere di colore – fu il primo a Casale – all’aereo personale. O più semplicemente ai vistosi cappotti di pelliccia o alle collane d’oro massiccio che sfoggiava alla Leardi in occasione delle partite. Persino in punto di morte, nel marzo 2007, non venne meno ai tratti caratterizzanti il suo personaggio. Quando seppe che non avrebbe più avuto molto da vivere, da Novi Ligure, scrisse di suo pugno un necrologio e condivise la sua fine con il resto della cittadinanza. «Io sono morto – recitava -. Un arrivederci al più tardi possibile alle persone che mi hanno voluto bene e a cui ho voluto bene». Il manifesto funebre, scritto a caratteri cubitali, venne fatto affiggere per le vie di Casale poche settimane prima della sua scomparsa.

Gli piaceva il basket, ma non era un gran competente: forse anche per questo negli anni in cui ci mise molto del suo non fu mai invadente. Qualche volta, di ritorno da uno dei suoi viaggi di lavoro in giro per il mondo, convocava l’allenatore Scienza in tarda serata e lo teneva a parlare per ore della squadra; ma mai e poi mai interferì nelle sue scelte tecniche. Così come ebbe un ottimo rapporto con Tracuzzi e un profondo rispetto del ruolo di tutti, specie del presidente Daghino, di cui era grande amico. Metteva i soldi necessari senza mai tirarsi indietro e senza mai chiedere conto di una spesa. Alla fine del primo anno disse a Scienza: «È andata così così, però l’anno prossimo faremo uno squadrone. Avevo intenzione di comprarmi un nuovo jet, ma penso che terrò l’aereo che ho e i soldi li investirò nella squadra». Questo era Dario Astero“.