Le sfide ai Minneapolis Lakers e George Mikan
Nuovo imperdibile appuntamento sulla storia degli Harlem Globetrotters, che il 27 febbraio si esibiranno al PalaFerraris!
19 febbraio 1948, Chicago Stadium.
In quella data va in scena una partita che è da definirsi fondamentale nella storia del Gioco.
La prima sfida tra Harlem Globetrotters e Minneapolis Lakers.
Quella tra la più famosa (e più forte) squadra afroamericana d’America e del mondo contro i campioni della National Basketball League di George Mikan, occhialuto gigante (per quei tempi) che dominava il basket dall’alto dei suoi 2.08 tanto che avrebbe imposto dei cambi di regole: la nascita dell’interferenza, per limitare il suo eccessivo impatto con le stoppate, e raddoppiare le dimensioni dell’area pitturata.
Come detto, i Lakers, nati nel 1947 e che traslocheranno a Los Angeles solamente nel 1960, vinsero il titolo della NBL trascinati dalla loro superstar, ma la franchigia di Abe Saperstein non faceva parte di alcuna Lega eppure riusciva, da sola, a catalizzare l’attenzione del mondo del basket. Si diceva e si scriveva che fosse quella la squadra più forte del mondo, Mikan o non Mikan.
Saperstein era molto amico di Max Winter, general manager dei Lakers, ed entrambi capirono in fretta quale razza di affare potesse diventare questa partita, dal significato simbolico anche più importante: la questione razziale, quella dei “bianchi contro neri”, era ben presente nel dibattito pubblico e non poteva mancare relativamente a questa partita.
I ‘Trotters la giocarono da ‘Trotters, con le loro caratteristiche e le loro qualità. MA. Ma la giocarono soprattutto per vincere. Fu una partita dura, a volte anche troppo, e nonostante il suo talento Goose Tatum non poteva contenere da solo Mikan dentro l’area. C’erano 17.823 spettatori ad assistere, e il centone dei Lakers era già a quota 18 all’intervallo, con i suoi avanti 32-23.
Il tiro da fuori, la precisione e la pazienza nel ricercarlo, furono le armi dei ‘Trotters per restare in partita: con due uomini soprattutto, Marques Haynes ed Ermer Robinson, che di punti ne segnarono 15 a testa. Quest’ultimo poi ebbe l’onere e soprattutto l’onore di scrivere il suo nome nei libri di storia del basket, perché grazie a quella durissima difesa gli Harlem Globetrotters erano rientrati pienamente in partita. Sul 59 pari, l’ultimo tiro finisce nelle mani di Robinson. E andò dentro. 61-59 per i ‘Trotters, e festa grande nel South Side di Chicago.
I Lakers, inizialmente, dissero di aver sottovalutato l’impegno, ma sapevano benissimo che non era la verità. Milan fece personalmente i complimenti ai suoi avversari, uno per uno, e lo stesso Winter ammise che i ‘Trotters furono semplicemente più bravi. E non aveva ancora visto tutto.
L’anno dopo, infatti, gli Harlem Globetrotters firmano Nate “Sweetwater” Clifton, un altro clamoroso talento. Insieme a lui affrontano la rivincita contro i Lakers, e gli spettatori di quel 28 febbraio 1949 al Chicago Stadium furono stavolta oltre 20.000.
La partita? Molto, molto diversa. In positivo per i ‘Trotters, che andarono avanti comodamente nel secondo tempo, toccando il +12 a sei minuti dalla fine e abbastanza da potersi permettere di gestire e di “fare spettacolo”, a modo loro, contro una delle più importanti formazioni del basket professionistico. Finì 49-45 ma solo perché nel finale i giocatori di Saperstein si preoccuparono più delle gag per il pubblico che non dei loro avversari.
Fu un’altra clamorosa affermazione, un successo ancora più dolce. Il trionfo degli Harlem Globetrotters, sul tetto del mondo del basket.
Secondo lo “storico” del Gioco Claude Johnson, come riportato da ESPN, “queste partite hanno assolutamente contribuito all’integrazione nel mondo della NBA”.