Valenza, Roma e…i krumiri

28.02.08 12:10

Riccardo Coviello si racconta ad Alic'è


Sguardo puntato al futuro. Missione possibile: diventare un giocatore di serie A. Più che possibile, probabile, perché Riccardo Coviello, guardia al diciannovenne di Roma, ha nel Dna il gene della grande promessa. Ed è per questo che, durante il mercato estivo, ha preso la prima importante decisione della sua carriera cestistica: ha lasciato la Capitale ed è “salito” in Piemonte, dove ha trovato la Fastweb pronta ad accoglierlo ed aiutarlo in questo percorso di crescita, dandogli la grande opportunità di allenarsi tutti i giorni con giocatori che di serie A lo sono già e la Blindo Office Valenza, che gli permette, invece, di fare esperienza sul campo, giocando (tanto) in B2, campionato tignoso dove farsi le ossa.


 


Riccardo, hai approfittato dei saldi estivi: prendi due squadre ne paghi una?
Battute a parte, dopo 13 anni nelle squadre della mia città, ho pensato che l’accoppiata Casale-Valenza fosse quella perfetta per la mia maturazione, tecnica e personale. Grazie al doppio tesseramento, posso lavorare ogni giorno con gente molto più esperta di me, in una realtà professionistica e seria e, allo stesso tempo, mettere in pratica tutto quanto appreso giocando minuti e partite vere, in B2 con la Blindo. Direi che meglio di così non poteva andarmi.


 


Un’accoppiata vincente, dunque?
Assolutamente sì. In questi primi mesi sono cresciuto tantissimo.


 


Oggi che giocatore sei?
Con una grande propensione offensiva. Il mio istinto è molto più sviluppato per l’attacco che per la difesa. Ed è proprio sotto questo aspetto che dveo ancora migliorare tanto. Crespi e Bjedov lo sanno bene… Sì, e non mancano di farmelo notare. Sono due tecnici eccezionali. Lavorare con loro è bellissimo. Mi stanno aiutando molto, correggendomi sempre e lavorando sempre sulla difesa. Io lo apprezzo moltissimo: altrimenti sarei solo un mezzo giocatore, che vive d’una sola dimensione. Ed invece voglio essere completo. Utile in ogni parte del campo.


 


Quali sono gli obiettivi che ti sei posto per questo primo anno fuori casa?
Voglio sfruttare al massimo gli allenamenti con la Junior: avere davanti giocatori così bravi e talentuosi è una grande opportunità. Devo cercare di rubar loro tutti i “segreti”! Con Valenza, invece, l’obiettivo è una salvezza tranquilla. Voglio fortemente contribuire al raggiungimento di questo risultato.


 


Raccontaci i tuoi week-end: doppio agonismo, doppia tensione, doppia sofferenza?
Proprio così. Mi sento parte di entrambe le squadre. Ha poca importanza se con una scendo in campo e con l’altra mi alleno e basta. Frequento entrambi gli spogliatoi, condivido gioie e dolori quotidiani… è normale che anche la domenica provi le stesse emozioni degli altri. Le squadre sono fatte di 12 giocatori. Sempre. Anche perché è il lavoro quotidiano a fare la differenza. E di quello, io, faccio parte in pieno.


 


Già, raccontaci il tuo tour de force giornaliero…
La palla da basket e le scarpe da ginnastica, ormai, sono un’appendice del mio corpo! La mattina ci sono i pesi e la seduta di tiro, dalle 16 alle 17 tecnica individuale, poi allenamento a Casale fino alle 19 e la sera vado a Valenza. Non male come programmino, vero?


 


Se bravo vuoi apparire un po’ devi soffrire…
Certo. Infatti i sacrifici non mi spaventano. Quando si ha un sogno, nulla è pesante.


 


Svelaci il tuo.
Giocare in serie A1. A Casale.


 


Lontano dal basket, chi sei?
Un ragazzo, giovane, alla sua prima esperienza lontano dalla famiglia e dalla città in cui è cresciuto. Non pensate sia stato facile lasciare Roma: è la città eterna, ti resta sempre nel cuore. I primi giorni ero un po’ disorientato, poi tutto è andato meglio. Ora so che a Casale si può vivere bene, con allegria e tranquillità. E se sono un po’ triste, mi mangio qualche buon krumiro. La fabbrica è proprio davanti a casa mia