La mia prima Vegas – seconda parte
Coach Crespi racconta l'esperienza della Summer League 2007 in Nevada
Questa è Las Vegas, ma
22 squadre. Tante partite, 7 al giorno. Due campi contigui, separati solo da un atrio. Possibilità di vedere tanti giocatori, da chi è stato lottery pick il mese precedente e sarà protagonista per la vita dei campi Nba (non perdetevi durante l’inverno l’eleganza concreta di Kevin Durant), a chi cerca visibilità per un ingaggio internazionale. Difficile andare lì a scegliere gli americani per la stagione che sta per cominciare. Personalmente, però, credo che sia fondamentale andare a vedere le SL. Monitorare il maggior numero di giocatori, avere contatti con agenti, parlare con componenti degli staff Nba e delle leghe minori. Raccogliere informazioni e appunti per le scelte future. Appuntarsi giocatori da seguire nella prossima stagione. Sono un fanatico, voglio arrivare prima dell’inizio del riscaldamento della prima partita. Scegliere un posto dove sia più facile prendere appunti. Abbastanza isolato, quasi solitario per avere concentrazione sul gioco.
Poi la sera e il mattino successivo, appunti che entrano nel computer, aggiungendo notizie e numeri utili per completare le note o per verificare qualche dettaglio in una visione successiva.
Questo, non Vegas, è davvero intrigante e bello. Il giorno delle 7 partite, magari qualcuno pensa a come sarà un po’ noioso; io invece mi dirigo verso il campo euforico “come piccolo bambino” (bella espressione a cui mi ha abituato Boscia Tanjevic), sperando che non finisca mai.
Altro che “Second Life”. Non ho bisogno di nessun avatar.