Il movimento cestistico in Piemonte
La provincia di Alessandria ai vertici
Siamo una regione povera di tradizione cestistica. La storia del basket si è fatta altrove, sui parquet lombardi ed emiliani, veneti e toscani. Se escludiamo la parentesi dell’Auxilium Torino, arrivata fino alle semifinali play-off e a una finale di Coppa Korac a cavallo tra gli anni ’70 e ’80, siamo sempre rimasti lontani dal gotha della pallacanestro italiana.
Oggi qualcosa sta cambiando. Ne ha parlato anche Superbasket, nel numero estivo, in un interessante articolo sulla geografia del basket nel nostro paese. La regione sta recuperando gli antichi ritardi. Certo, manca quella che potrebbe essere la punta di diamante, una Torino cui certo non manca la passione (nè mancano soldi e impianti…) come dimostrato in occasione dei due All Star Game giocati sotto la Mole. Ma dietro si muove una vivace provincia, come dimostrano le promozioni di Asti, Valenza e Trino, ma anche l’ennesima splendida stagione di Biella.
Al di là dei derby e delle inevitabili rivalità, la crescita del movimento piemontese dovrebbe stare a cuore non solo a tutti gli addetti ai lavori, ma anche a semplici tifosi e appassionati. Con più squadre ad alto livello ci saranno maggiori possibilità di crescita per i giovani (che a loro volta possono contribuire ad ottenere traguardi importanti, come i “nostri” Ferrero e Sanna a Valenza e Scuccato a Trino), aumenteranno pubblico e interesse.
A meno che qualche sponsor importante decida di “scendere in campo” a Torino, sarà quasi impossibile vedere una squadra piemontese conquistare lo scudetto. L’obiettivo più realistico è consolidare la presenza tra serie A, LegaDue e B1, ridurre il gap che ancora oggi esiste a livello giovanile (come ho già scritto nel precedente post), magari lanciare qualche giovane ad alti livelli. Se si lasceranno da parte inutili ed anacronistici campanilismi, privilegiando politiche di più ampio respiro, ciò potrà accadere in tempi brevi.
Matteo