Il mio C-Day
Due minuti di pura emozione al Palamaggiò
28 ottobre, ecco quello che da quest’estate, mi ero segnato sul calendario come D-day.
Anzi, il C-Day, inteso come “Caserta-Day”.
Oneri e onori contraddistinguono ogni impegno professionale: e questo che vi sto per descrivere, amici miei, è l’onore degli onori della mia regular-season.
L’onore consiste nell’entrare al PalaMaggiò alle 16.30, a luci spente, come in quei film americani in cui il pallone rimbomba dentro il cuore a ogni rimbalzo, e il protagonista (di solito uno studentello universitario dal grande avvenire cestistico) dialoga col parquet alla ricerca di risposte importanti.
“Roba da feticisti del basket”, criticherà qualcuno.
“Roba da farti stritolare di emozione”, rispondo io.
Questa sensazione si fa nitida quando, superata la palestra-cortile dove sono sistemati uffici e spogliatoi, imbocco lo straordinario tunnel dei ricordi. Laggiù in fondo, a ogni passo, si ingrandisce il rettangolo di gioco.
Mi sembra di scivolare in avanti come su un nastro trasportatore. Gambe e piedi sono un accessorio, è l’emozione a spingermi verso la luce. Sono talmente preso dal cogliere l’attimo fuggente, che non mi accorgo minimamente della sala stampa, a sinistra.
Calpesto il parquet prima di tutti; vorrei portarmene via un pezzo, farlo autografare a Nando Gentile, uno dei miei poster adolescenziali.
Battezzo un lato del campo. Inizio a percorrerne il perimetro, come per delimitare il territorio, per scattare una foto immaginaria da salvare in memoria.
Confortato dal fatto che non c’è nessuno a fermarmi, non trovo di meglio che accomodarmi in panchina. Dieci secondi che, vi garantisco, sembrano dieci ore.
Tanto che poi, istintivamente, giro il capo verso il tunnel dei ricordi alle mie spalle, quasi a convincermi che qualcuno mi stia cercando, alla ricerca di un motivo per svegliarmi dal sogno. Dannato buon senso, che ti fai vivo sempre nei momenti meno opportuni.
Mi alzo dalla panchina, torno sui miei passi.
Finchè incontro lui, il pallone che sentivo rimbalzare fin dall’entrata.
Poco importa chi lo stesse usando proco prima. L’importante è che ora sia tutto mio.
Quello che segue è un patetico avvicinamento a canestro, senza palleggi e in punta di piedi, perchè nessuno disturbi la mia fase REM.
Arrivo a un metro dal canestro. Almeno ho la decenza di fare ciuff al primo tentativo.
Ora posso svegliarmi.
Ecco come è iniziato il mio Caserta-Junior.
Alessandro Spinoglio