Connie: Una vera, grande storia da ‘Trotter
Continuiamo a riavvolgere il nastro della storia degli Harlem Globetrotters che si esibiranno il 27 febbraio al PalaFerraris!
“E’ l’ultima scoperta di Saperstein. Nato sotto dli occhi del ‘mago’ (infatti è di New York), Connie è nel campionato americano dei professionisti, il giocatore più temuto. Con i suoi due metri e 3 centimetri, Hawkins salta e corre come un atleta di 1,80, veloce, scattante, rimbalzata eccezionale, stilisticamente ed atleticamente perfetto”.
Con queste parole, Il Monferrato presenta Connie Hawkins alla vigilia dell’esibizione degli Harlem Globetrotters al “Natal Palli” nel 1967.
L’associazione New York-Saperstein – che non ha ragion d’essere, essendo il fondatore della squadra e gli stessi ‘Trotters nati a Chicago – fa pienamente parte della forza narrativa e mediatica del genio che fu alla base di una squadra diventata, a quel tempo, un assoluto fenomeno mondiale.
Tra le tante storie, quella di Hawkins merita un approfondimento: certamente si tratta di uno dei giocatori più forti in assoluto ad aver portato la canotta degli Harlem Globetrotters. Ma perché, mentre le leghe professionistiche prendevano piede a suon di dollari, Hawkins scelse i ‘Trotters invece della NBA? Semplice, non scelse lui.
Per ragioni mai davvero chiarite, infatti, Hawkins venne messo al bando dai “pro” in quanto coinvolto nell’inchiesta-scandalo sulle scommesse nel college basket del 1961, che faceva capo (tra i cestisti) alla mitologica figura di Jack Molinas (che dopo i tre anni di college a Columbia fu 3a scelta assoluta nella NBA e All-Star nella sua unica stagione con i Fort Wayne Pistons). Il caso di Hawkins fu davvero singolare, perché benché membro della formazione del college dell’Iowa, essendo una matricola per le regole dell’epoca non giocò nemmeno una partita, e lo stesso Molinas non coinvolse mai il ragazzo nell’inchiesta. Nonostante gli evidenti buchi di sceneggiatura, non ci fu nulla da fare. L’unico legame tra lui e Molinas era un prestito di 200 dollari che venne interamente ripagato. Il suo college, però, lo espulse: non solo, nessun altro lo prese più in considerazione. Il commissioner NBA Walter Kennedy mise in chiaro che non avrebbe approvato alcuni contratto tra lui e una delle squadre della Lega.
Un talento come il suo, però, aveva bisogno di un campo: glielo offrirono in un primo momento i Pittsburgh Rens nella American Basketball League, che nonostante una sola stagione di attività (che naturalmente Hawkins chiuse da MVP) merita di essere ricordata perché fu la prima a introdurre il tiro da tre punti – diciotto anni prima della NBA, che lo fece nel 1979 – e a presentare una superficie più ampia per l’area pitturata. Scelte visionarie. E chi era il proprietario visionario di questa Lega? Esatto: Abe Saperstein.
Negli ultimi anni della sua vita, Saperstein stava portando il “suo” modo di fare basket alla massima esposizione possibile: film, spettacoli, apparizioni televisive, tournée mondiali ormai ininterrotte. E talenti come Hawkins, che dopo il fallimento della ABL firma con gli Harlem Globetrotters e ci rimarrà fino al 1967.
La sua storia non è solo quella di un atleta e non è solo quella di un grande interprete dello sports-entertainment. La sua storia, attraverso Saperstein, è quella di una redenzione sportiva: dopo i ‘Trotters, finalmente, per Hawkins si aprirono le porte delle grandi leghe americane.
Prima la leggendaria American Basketball Association (ABA), della quale su All-Star, campione, MVP ed MVP dei playoff con i Pittsburgh Pipers (1968), chiudendo con 26.8 punti, 13.5 rimbalzi e 4.6 assist a partita. Poi l’approdo nella NBA: lo firmarono i Phoenix Suns, ci rimase dal 1969 al 1973 conquistandosi 4 chiamate in un All-Star Game. I Suns hanno anche ritirato la sua #42.
Ha giocato anche con i Los Angeles Lakers (1973-75) e gli Atlanta Hawks (1975-76). Tra ABA e NBA ha giocato 616 partite con 18.7 punti, 8.8 rimbalzi e 4.1 assist di media. Prima di tutto ciò, però, nella sua ultima stagione da ‘Trotters, Connie Hawkins ha deliziato, tra gli altri, il pubblico di Casale Monferrato.
Nel 1992, nonostante l’inizio di carriera del tutto particolare, Hawkins venne introdotto nella Hall of Fame di Springfield, il massimo riconoscimento possibile nel mondo del basket.
La puntata precedente: http://asjunior.com/articolo/gli-harlem-globetrotters-e-loperazione-lajos-toth/