Atipici alla riscossa
Da Marconato, Gigli e Bargnani...fino a Otis George
Pensare che Shaquille O’Neal non vada più di moda è pazzesco; eppure sembra che la tendenza degli ultimi tempi, soprattutto in Europa, sia quella di accantonare i centroni enormi con movimenti in post basso, mani di pietra, e zero gioco fronte a canestro.
La nuova figura sotto i tabelloni è la ben nota ala-pivot, di cui Peterson in Basket Essenziale dice: “Questo tipo viene usato per avere una altro tiratore da fuori, per portare lontano da canestro l’altro pivot; oppure per velocizzare la difesa (pressing) o l’attacco (uno contro uno con l’altro centro)”.
Chi avesse anche solo un vago ricordo di George lo scorso campionato lo troverebbe perfettamente a suo agio in questa descrizione.
Lo scorso anno avevo notato una cosa nel gioco della junior: tutti i giocatori sapevano essere pericolosi in ogni parte del campo; ciò costringeva le difese avversarie a marcare i lunghi dentro e fuori la linea dei tre punti senza poter “battezzare” un giocatore lasciandolo libero di tirare.
Impossibile interpretare questo tipo di basket con giocatori inoffensivi dalla linea dei 6.25 o dalla mezza distanza.
Un altro tassello importante per la ribalta degli atipici è la penuria di centri puri. Nella nostra nazionale per esempio il pacchetto lunghi è molto più ricco di ala-centro che di pivot: Crosariol è forse l’unico azzurro non dotato di tiro dalla distanza, e quindi più pivot di vecchio stampo. Gli altri a partire da Marconato, il quale non disdegna per nulla il tiro anche se non è sempre la sua prima scelta ( non so se ricordate la bomba siderale ai Mondiali 2006 contro
Michele