Alic’è: seconda puntata

15.11.07 11:45

Ultima parte dell'intervista al Presidente Cerutti


A proposito di valori condivisi: com’è stato l’incontro con Marco Crespi, col quale spartisce idee e obiettivi?
Quella con Crespi è una storia che viene da lontano. Risale ai miei inizi nel mondo del basket: ero presidente della squadra che allora giocava in C1 da poche settimane e, un giorno, Barbera mi propose di conoscerlo e immediatamente nacque un ottimo feeling. Poi ognuno fece la propria strada, pur rimanendo sempre in contatto. Ogni tanto ci telefonavamo, mi veniva a trovare e ci aiutò molto in alcuni momenti di difficoltà: quando il primo anno di B1 faticammo a salvarci ebbe un ruolo di consulente e ricordo anche che scese “con le scarpette” sul campo di allenamento. I suoi furono consigli e presenze preziose. Fu così che lui iniziò ad avvicinarsi a noi e noi imparammo a conoscerlo ed apprezzarlo; e penso che per lui fu la stessa sensazione. Scoprimmo presto di credere negli stessi valori. Poi, come si dice, “da cosa nasce cosa”, fino al giorno in cui abbiamo siglato il nostro accordo.


 


Con quale sensazioni vive una partita?
Con intensità. E, dunque con molta sofferenza. Non riesco a rilassarmi, forse solo a più 20 a 2 minuti dalla fine…


 


Quando, in campo, un giocatore la fa proprio arrabbiare?
Quando non capisce le situazioni. Non sopporto la stupidità di certi atteggiamenti. Sbagliare un canestro fa parte dello sport. Ma avere reazioni isteriche, qualsiasi sia la ragione che le ha scatenate, è un atteggiamento che non condivido né sopporto. Ma per fortuna nella nostra squadra questo non avviene quasi mai. Mi dispiace inoltre vedere un giocatore che non mette in atto il concetto che solo il team vince, mai il singolo.


 


Ed invece qual è la qualità che maggiormente apprezza?
Semplice: l’amore per la propria professione. La serietà con la quale un giocatore interpreta il proprio ruolo, sia in campo che fuori: per tanti giovani che sono innamorati di questo sport, un giocatore con il suo atteggiamento è un riferimento, in campo e fuori. E come tale è importante che il giocatore senta questa responsabilità.


 


Quanto c’è del Suo modo di essere imprenditore nella gestione della società?
Molto. Insieme alla passione cerco di vivere il mio ruolo anche con quella lucidità che un imprenditore non dovrebbe mai perdere, nemmeno nei momenti più difficili. Questo è fondamentale anche nello sport. L’abitudine ad approcciare tutti gli aspetti della vita sportiva in modo più distaccato e meno passionale penso aiuti una Società Sportiva a crescere, migliorarsi e superare anche un risultato sportivo negativo.


 


Nonostante la sua attività di imprenditore la porti ad avere mille impegni in giro per il mondo, Lei trova il tempo per occuparsi anche di cose che possono sembrare piccole o di poca importanza, come disegnare le divise della squadra…
Questo lo debbo a mio padre e mia madre, che mi hanno sempre ricordato che quando si fa qualcosa è bene farla nel miglior modo possibile, al più alto livello possibile e che sono i piccoli particolari che molte volte fanno la differenza e rendono un risultato magari solo buono ad diventare ottimo. Alle volte negli affari, come nella vita, anche nel basket, piccoli dettagli negativi possono far crollare grandi imprese. Anche le maglie di gioco sono un particolare importante: oltre a piacere devono anche esprimere un messaggio. L’anno scorso disegnai quelle che dovevano ricordare i colori sociali e volevo che fossero sul cuore dei giocatori per indicare che era anche da lì che doveva venire la loro forza; quest’anno vidi le stelle sulla divisa di una franchigia NBA pensai che era un bel messaggio da trasmettere.


 


Le stelle disegnate sulle divise stanno correndo verso un sogno chiamato Serie A?
Tutti i bambini che alzano gli occhi verso il cielo, in una notte d’estate guardano le stelle e sognano. Le stelle sono magia, rappresentano tanti nostri desideri. Tutti conosciamo la storia della stella cometa, che indicava la strada per la capanna dove nacque Gesù. Essa racchiudeva, da sempre, le speranze dell’umanità, quell’umanità che insegue tanti sogni che le stelle sembrano personificare. Ecco perché le ho scelte per le nostre divise.


 


Qual è il sogno della Junior?
E’ triplice. Arrivare nella categoria superiore; continuare ad essere per il territorio un esempio di simpatia, di amore, di tifo; portare tanti ragazzi ad amare lo sport e specificatamente questo sport perché imparino a vivere e vincere in team, con orgoglio e con lealtà. Queste sono le nostre stelle che quest’anno ho voluto sulle nostre maglie, con il loro messaggio e con la loro magia.