Harlem Globetrotters: L’anno di Wilt
Il 27 febbraio si sta avvicinando e oltre a ricordarvi che i biglietti sono ancora disponibili in Sede, vi lasciamo con un altro pezzo di storia dei Trotters
Il 9 marzo del 2000, gli Harlem Globetrotters ritirano dalle scene la canotta numero 13. Non una qualsiasi.
E’ appartenuta, infatti, a uno dei più grandi giocatori della storia, ovvero Wilton Norman Chamberlain, o semplicemente Wilt.
Proprio lui, l’uomo capace di segnare 100 punti in una sola partita NBA, di chiudere la sua carriera nella Lega professionistica a quota 31.419 punti, 2 titoli NBA (Philadelphia e Lakers) con 1 MVP delle Finals e 13 volte All-Star, oltre che come pretendente agli occhi di molti al titolo di miglior centro di sempre.
Chamberlain aveva creato una sorta di caso, al termine della stagione 1957/58, quando decise di lasciare il college (Kansas) con una stagione di anticipo. Voleva diventare professionista e il modo di giocare all’università non lo divertiva per niente. Voleva di più.
Avrebbe dovuto attendere un anno, però, per raggiungere la NBA, cosa che fece nel 1959 firmando per i Philadelphia Warriors, che poi si trasferiranno a San Francisco. Il suo contratto era di 30.000 dollari, il che ne faceva il giocatore più pagato della Lega.
Cosa fece, Wilt, durante quella stagione che al momento presenta un buco di sceneggiatura? Beh, ne guadagnò di più.
Se non poteva entrare nella Lega, c’era una famosissima e fortissima squadra professionistica che era pronta ad accoglierlo a braccia aperte, e che gli offriva un contratto anche più pesante di quello che in seguito avrebbe firmato ai Philadelphia Warriors.
Gli Harlem Globetrotters di Abe Saperstein, grande amico di Eddie Gottlieb (proprietario dei Warriors che lo avevano già scelto al Draft).
Abe Saperstein ingaggia Chamberlain con un contratto da quasi 50.000 dollari (bonus esclusi), e con i suoi 2.15 il giocatore più alto mai schierato dalla squadra, che però – nel basket “goliardico” ma finemente strutturato dei ‘Trotters – non avrebbe mai giocato da centro, anzi, da “Clown Prince”. Quello era il posto di Meadowlark Lemon, un personaggio di cui parleremo.
Nel luglio del 1959, Chamberlain fece parte della spedizione dei ‘Trotters che doveva esibirsi nientemeno che in Unione Sovietica, a Mosca. Difficile immaginare qualcosa di culturalmente più lontano.
Anche in questo caso, Saperstein sapeva bene che si trattava di una clamorosa occasione di rendere la sua squadra una perfetta ambasciatrice dello sport ma soprattutto della cultura americana in un territorio ad essa “ostile”. Lavorò per avere una grande copertura mediatica della tournée, che si sviluppò dal 6 al 12 luglio di quell’anno e attirando oltre 130.000 spettatori, ma niente fece più rumore della foto di tutta la squadra insieme al leader sovietico Nikita Krusciov, che rimase affascinato da quell’incontro.
Fu inizialmente complesso far capire al pubblico di casa lo stile particolare con cui i ‘Trotters interpretavano le loro partite, ma dopo l’iniziale scetticismo il pubblico si lasciò conquistare. Soprattutto da Chamberlain.