Trieste, Tradizione e Talento
La storia della squadra triestina, le figure di spicco della società, con un solo obiettivo: la promozione in Serie A
Dominatrice del Girone Est (22 vittorie e 8 sconfitte), finalista con il fattore campo a favore grazie a una differenza canestri superiore alla Junior (+249 vs +160 in Regular Season) l’Alma Trieste è stata, dall’inizio dell’anno, la più seria candidata alla promozione. Nonostante passaggi a vuoto (il netto ko in Coppa Italia contro Tortona) e le 6 sconfitte consecutive in trasferta tra il 18 Dicembre 2017 e il 18 Febbraio 2018, oltre all’ingaggio durante la stagione di Federico Mussini, oggi la squadra di Eugenio Dalmasson, come la Junior, è a tre vittorie dal sogno di tornare dov’è già stata. E dov’è stata, per anni, in prima linea. Ripercorriamo così un po’ di storia del basket triestino, per presentare ai nostri tifosi la realtà che affronteremo da domenica pomeriggio.
LA STORIA – La Pallacanestro Trieste nasce nel 1975 rilevando i diritti della storica Società Ginnastica Triestina, che negli anni ’30 e ’40 conquistò addirittura 5 titoli nazionali portando la città alla ribalta italiana. Nel 1975, dunque, la nuova società prende vita e riesce miracolosamente a salvarsi nello spareggio contro Brescia (60-57). La stagione successiva inizia con i migliori auspici: in panchina siede “Dado” Lombardi, sottocanestro il grande Ron De Vries ed arriva anche un solido sponsor, la profumeria Hurlingham, che consente una buona stagione da 10 vinte e 12 perse nella prima fase e 5-9 nella seconda, confermandosi in A2. Nell’autunno del 1978 arriva in casa triestina Rich Laurel, micidiale tiratore mancino, tuttora un mito per i triestini (anche per le sue bizze fuori dal campo…), che trascina la squadra ad un bilancio vinte/perse in pareggio, senza però possibilità di agganciare il treno per la promozione in A. All’ultima giornata, contro Caserta, Trieste segna 117 punti: tuttora record assoluto di punti per i giuliani in un campionato di Serie A.
SALITA E DISCESA – Nel 1980 Trieste sale in A: lo fa anche grazie a un grande giocatore, James Bradley, che sostituisce da subito l’infortunato Jim McDaniels. Conquistata la serie A1, la dirigenza cerca di rinforzare la rosa, ma il mercato non è felice e la stagione diventa un’agonia che riporta Trieste in A2. Dopo la retrocessione, la squadra viene abbandonata anche dallo sponsor e la dirigenza vuole ricostruire subito per puntare nuovamente all’A1. La promozione infatti arriva al termine della stagione 81-82: nello spareggio contro la Recoaro Forlì, Trieste vince sia la partita di andata che quella di ritorno, grazie a un team che ha due big come Piero Valenti e Gianni Bertolotti, un giovane Alberto Tonut, e una coppia di stranieri di livello come Jim Abromaitis (dal Real Madrid) e Wayne Robinson (dai Detroit Pistons).
L’ERA STEFANEL – Nel 1984, la società è rilevata dal magnate del tessile Giuseppe “Bepi” Stefanel, che come prima mossa prese come allenatore Bogdan Tanjevic, ma il primo anno della sua gestione terminò con la retrocessione in B1. Eppure, Tanjevic rimase e scelse di puntare tutto sui giovani: in quell’estate arrivarono in città Dejan Bodiroga, Gregor Fucka e Sandro De Pol. Con questo gruppo di giovani, Trieste ottenne due promozioni in fila, centrando la Serie A1 nel 1990. Con l’arrivo di Dino Meneghin e Sly Gray, la Stefanel punta dritta allo scudetto, che però non arriva. La stagione migliore per i giuliani fu quella 1993/94, quando al nucleo storico si aggiunsero anche Nando Gentile e Lemone Lampley, che permisero ai triestini di arrivare alla finale di Coppa Korac (persa con il Paok Salonicco di Walter Berry, Zoran Savic e Bane Prelevic) e in semifinale Scudetto contro la Scavolini Pesaro di Carlton Myers. Al termine di quella stagione Stefanel lasciò Trieste con tutto il blocco storico in direzione Olimpia Milano: l’anno fu travagliato e si concluse con la retrocessione in A2. Con ancora negli occhi serate storiche, come quella in cui Nando Gentile segnò da metà campo, in diretta Rai, contro la Virtus Bologna.
LA RIPARTENZA – Si lavorò subito per tornare ai vertici, grazie alla coppia di stranieri di alto livello formata da Michael Williams e Teoman Alibegovic, con i quali la promozione arrivò puntualmente. Dopo alcune buone stagioni, dal 2001 la società attraversò un momento di grave crisi economica che portarono, al termine della stagione 2003/04 al fallimento. Dalle ceneri della gloriosa Pallacanestro Trieste nacque così la Pallacanestro Trieste 2004, partecipante al campionato di Serie B2: viene subito promossa in B1 e l’anno successivo (2005/06) arriva addirittura ai playoff per la promozione in Legadue. Nella stagione successiva perde i play-out e retrocede in B2. Nella stagione 2008/09, la società decide di ripartire da zero, affidandosi a Matteo Boniciolli in qualità di direttore sportivo e Massimo Bernardi in panchina. Dalla stagione 2008/09 inizia la scalata che porterà la squadra triestina ai vertici del secondo campionato nazionale: viene subito promossa in A Dilettanti e, due anni dopo, viene promossa in Legadue. Dalla stagione 2012/13 inizia a scalare posizioni in classifica che la porteranno, la scorsa stagione, a giocarsi la finale promozione venendo sconfitta dalla Virtus Bologna. E oggi, nuovamente in finale, cerca finalmente di compiere il grande salto. 14 anni dopo.
KEY FIGURE Nell’Alma Pallacanestro Trieste di oggi si possono identificare 3 personaggi chiave all’interno della società:
- Gianluca Mauro è il Presidente, diventato tale dopo essersi avvicinato a questa realtà con la sponsorizzazione di Alma (agenzia per il lavoro) di cui è Presidente e Amministratore Delegato. E’ con il suo ingresso che la Pallacanestro Trieste ha potuto aspirare al salto di qualità in termini di investimenti, nonchè ad un’identità certamente manageriale a partire dall’Alma Arena, che si propone di diventare un nuovo centro di grande interesse ed engagement (ad esempio, con il nuovo Allianz Wall, il maxischermo centrale).
- Lo storico General Manager della società biancorossa è Mario Ghiacci, che ha vissuto tutta l’epopea della Pallacanestro Trieste dei primi anni 2000, di cui è stato anche presidente nella stagione 2003/2004, anno della rifondazione. Ghiacci è stato anche General Manager di Pallacanestro Varese e della Snaidero Udine, oltre ad essere stato Direttore Generale della Legabasket Femminile dal 2009 al 2013. E’ stato inoltre insignito del Premio Reverberi alla carriera, grazie alle 14 stagioni da giocatore e le 18 da dirigente.
- Eugenio Dalmasson è il capo allenatore: ha sposato da tempo il progetto di Pallacanestro Trieste e siede sulla sua panchina dalla stagione 2010/11, avendo allenato gruppi giovani e gruppi più esperti, e rappresentando l’elemento di continuità tecnica nella crescita di tutta la struttura.
IN SERIE A PERCHE’… – La squadra giuliana, anche quest’anno, ha puntato dichiaratamente alla promozione in Serie A per ritornare dove la vecchia Pallacanestro Trieste stava e incantava con i vari Bodiroga, Meneghin e Gentile. Riaffacciarsi nel basket che conta darebbe ulteriore lustro alla Città e ripagherebbe il pubblico dell’Alma Arena, che quest’anno a 4800 di media è stata al secondo posto in A2, con un indice di riempimento del 69%. Tutto questo, però, non sarebbe possibile senza un solido progetto societario e tecnico, che la squadra giuliana sta mettendo in atto e che conta di allargare ulteriormente in caso di promozione.
I PRECEDENTI CON CASALE – La Pallacanestro Trieste ha affrontato per ben 6 volte la Novipiù Casale, con un bilancio di 1 vittoria e 5 sconfitte. Il primo incontro risale alla stagione 2012/13, quando i biancorossi vennero sconfitti 81-66 al PalaFerraris. Alla fine del girone di ritorno di quella stessa stagione troviamo l’unica vittoria di Trieste contro la Junior: la squadra di coach Dalmasson vinse 72-63. Da allora sono arrivate solo sconfitte negli altri quattro confronti, con passivi anche pesanti (-20 nel 2014).