La nazionale secondo me – seconda parte
E se copiassimo la Russia?
La vittoria della Russia ai recenti Eurobasket 2007 potrebbe e anzi dovrebbe essere motivo di riflessione. Risultato che arriva dopo anni di buio, poveri di successo e ricchi di delusioni; dal crollo dell’Unione Sovietica la Russia non era mai tornata sul tetto d’Europa. La perdita di regioni con grandi tradizioni cestistica, prima fra tutte la Lituania (terza a Madrid…) è stata difficile da superare.
Non è certo un risultato frutto del caso, ma di una programmazione e di scelte rischiose ma, come è evidente, efficaci della Federazione. La scelta di un coach come David Blatt, nome importante anche ad alti livelli, si è dimostrata ottima, ma non era facile prevedere che un americano potesse in così breve tempo adattarsi a una situazione così complessa e portare la Russia a questo straordinario successo.
Ma vorrei sottolineare un altro aspetto, a mio parere fondamentale per spiegare il perchè del trionfo di Kirilenko e compagni. Nel campionato russo ogni squadra deve schierare contemporaneamente almeno due giocatori russi. Ciò ha permesso ai giovani di trovare spazio e fare esperienza anche ad alto livello; inoltre ha costretto tutti i club, da squadroni come Cska e Dinamo alle piccole realtà di provincia, a puntare forte sui settori giovanili.
In Italia non esistono regole di questo tipo. Certo, c’è l’obbligo di iscrivere a referto sei giocatori italiani (di cui al massimo due naturalizzati), ma si vedono ugualmente quintetti composti esclusivamente da stranieri. La stessa Siena, che svolge uno straordinario lavoro a livello giovanile, ha vinto lo scudetto 2006-07 schierando solo due italiani veri: Carraretto e Rombaldoni, peraltro poco utilizzati.
Alla luce degli ultimi, deludenti risultati della nazionale italiana, credo che si potrebbe ragionare in tal senso: è davvero utile, per la crescita del movimento, che si debbano vedere italiani a referto dimenticati poi in panchina? Non sarebbe meglio, seguendo l’esempio russo, eliminare ogni limite su tesseramenti e iscrizioni a referto ma fare in modo che ci siano almeno quattro italiani in campo?
Più italiani in campo potrebbe significare più pubblico sugli spalti: i tifosi si affezionano più a loro che a tanti americani o comunitari di medio livello visti negli ultimi campionati. Ed è priva di fondamento la teoria secondo la quale si perderebbe di competitività in Europa: i risultati dei club russi sono negli ultlimi anni nettamente superiori a quelli dei club azzurri.
Per la crescita del movimento, credo che questa potrebbe essere una valida soluzione. Certo se ne possono pensare molte altre: se il tiro di Holden fosse carambolato fuori, o se fosse entrato quello di Gasol, oggi staremmo parlando di modello spagnolo e dell’organizzazione dell’ Acb (la serie A spagnola). Ma è andata come sappiamo, ed è giusto parlare di Russia, di Blatt, di Kirilenko; sperando che, tra non molti anni, torni d’attualità il modello italiano.
Matteo