La nazionale secondo me
Maglia azzurra: una questione di cuore
L’estate per lo sport in generale è spesso accompagnato dagli impegni delle nazionali, atletica, calcio e ovviamente basket. Spesso si legge sui quotidiani che il tale sportivo rinuncia alla maglia azzurra per preservarsi. La domanda sorge spontanea: esiste qualcosa di più importante?
Leggo un articolo sulla gazzetta dello sport nel quale si dice che Jorge Garbajosa ha pagato 300 mila dollari e ha rischiato la carriera pur di giocare l’europeo con la sua nazionale spagnola…No comment, ovviamente un gesto incredibile. L’altro ieri ho rivisto Italia-Lituania, semifinale dell’olimpiade di Atene 2004, come antidolorifico per le recenti delusioni.
Nelle scorse settimane ho letto sulla Gazzetta dello sport molte interviste ai nostri giocatori; Bulleri e Di bella parlano di grinta, di cuore, di attaccamento alla maglia. Questa nazionale sarà stata, come dice qualcuno, povera di talento; ma a ben vedere non è molto diversa da quella che ha trionfato ad Atene. Spesso il talento da solo non fa una squadra, lo stesso coach Crespi ha parlato di gruppo e di cammino; è lo spirito con cui si va in campo che fa variare l?ago della bilancia e che può cambiare i valori in campo. Nelle partite di questo europeo il gioco non ha brillato, le individualità sono state intermittenti. Ha fallito i propri obiettivi, vero, ma in questi due anni ha tutto il tempo di gettare le basi per creare un gruppo solido, senza discontinuità tra nuovi e “vecchi”. L’Italia ora è un outsider.