Mi piace creare, sul parquet e in cucina
Le confessioni di Simone Pierich ad Alic'è
Il cecchino dal cuor gentile. Simone Pierich, l’ala ventisettenne alla sua seconda stagione alla Fastweb, fuori dal parquet usa toni pacati, sorrisi velati e un modo di fare che sa tanto di bravo ragazzo.
Sono la persona più tranquilla del mondo, confessa con un sorriso che sa un po’ di timidezza.
Eppure, spesso, nei minuti più scottanti delle partite sono dei tuoi lampi a decidere la gara…
Sono un giocatore di striscia. Quando ingrano, vado avanti. Se la mano si riscalda, posso fare grandi prestazioni. E gli ultimi tiri non mi spaventano. Anzi.
Insomma: hai nel tuo dna il cosiddetto killer-instinct?
Son certo che tutti i giocatori lavorano ogni giorno sognando di avere tra le mani il pallone per vincere una partita. Quando ti arriva, non devi pensare a nulla. Solo giocartelo con gioia. Questo è lo sport.
Qual è il tiro per cui ti stai allenando ora?
Quello che ci farà vincere un campionato. Sudo ogni giorno in palestra per segnare quel canestro, quando sarà il momento.
Quando hai iniziato a far canestro?
Mio padre Elvio giocava, anche in serie A. Per me prendere in mano la palla è stato un fatto totalmente naturale. Ho iniziato presto, col minibasket, a Mirandola dove vivevo con la mia famiglia. Poi ho fatto tutta la trafila delle giovanili a Modena e l’ultimo stagione da Juniores l’ho giocata a Livorno. Quell’anno, con Giachetti, Garri e Cotani, vincemmo lo scudetto di categoria. Ed io, grazie a coach De Raffaele, imparai a tirare da tre… prima non ci prendevo mai! E’ stata una stagione fantastica.
Che ti ha aperto le porte al basket professionistico?
Ho capito che mi sarebbe piaciuto fare questa vita. Che il basket, oltre ad essere un grande amore, poteva diventare il mio lavoro. Terminate le giovanili sono andato in B1 a Castelletto Ticino: lì, coach Meo Sacchetti mi ha buttato nella mischia ed io mi sono fatto le ossa in una categoria senior. Poi ho trascorso tre anni a Forlì, sempre in B1. Ed ora eccomi qui, ad indossare il 10 rossoblù.
Perchè le colline del Monferrato?
E’ stato Marco (Crespi, ndr) a volermi. Quando ho firmato il contratto non sapevamo ancora se avremmo giocato in B1 o in LegaDue, ma ho deciso di sposare la causa Junior a prescindere. Il progetto che Crespi e la società mi avevano illustrato mi attirava. Oggi so di aver preso la decisione giusta. Sono maturato tanto, anche se devo ancora crescere.
Qual è il tuo obiettivo?
Ogni stagione vorrei essere un giocatore migliore di quella precedente.
Per arrivare…
…alla serie A, ovvio. E da protagonista.
Qual è il giocatore a cui vorresti rubare talento e personalità?
Facile: Sasha Danilovic. In camera ho ancora la foto del suo mitico tiro da 4, contro la Fortitudo. Quello è un canestro che vale una carriera.
Fuori dal rettangolo di togli la maschera da bomber e indossi quella di…
Simone. Faccio cose assolutamente normali. Sto con la mia famiglia, gioco con Victoria, la mia bimba di 17 mesi. E poi guardo film e ascolto musica.
E cucini. Gira la voce che tu sia il miglior cuoco del Monferrato. Confermi?
Non credete ai miei compagni, per carità! Sono loro che diffondono queste notizie… Diciamo, più che altro, che la cucina è una passione, mi diverte e mi rilassa. Quando sono tra i fornelli lascio andare la fantasia e cerco di creare.
In fondo la creatività serve tra pentole e padelle come in campo, quando tutta la difesa studia ogni tua mossa e tu, con la sirena che incombe, devi inventarti qualcosa per recapitare quella palla arancione lassù, dentro quell’anello.