Alic’è…in esclusiva per asjunior.com

02.11.07 18:00

La giornalista Alice Pedrazzi intervista il Presidente Giancarlo Cerutti


Il pomeriggio è dolce, uno di quelli d’inizio autunno, illuminato da raggi di sole ancora tiepidi che ispirano pensieri pacati e tenui, quasi solo sussurrati. Invita a riflettere: lontano dai clamori, dai rumori e dagli odori del parquet, pensando cos’è, davvero, questa Fastweb. Da dove viene e soprattutto dove va. Quale interlocutore migliore del Dr. Giancarlo Cerutti, presidente della squadra, e mente, anima e cuore del progetto Junior?


 


Presidente, dopo tutte le altre esperienze sportive vissute, come e perché è stato attratto da questi giganti che giocano con una simpatica, ma un po’ bizzarra, palla arancione? Insomma: cosa l’ha spinta verso il mondo dei canestri?
L’amore per lo sport. Questo è l’inizio di tutto. Da giovane ho praticato sci, tennis, golf, anche a livello agonistico, perché mi piaceva partecipare a competizioni e confrontarmi con gli altri. In aggiunta a ciò, c’è il convincimento che un’impresa specialmente se è familiare, come per esempio la nostra, da più generazioni e con una significativa presenza sul territorio, debba essere nella realtà cittadina anche motore di sviluppo sociale oltre che economico. E lo sport è senza dubbio anche l’espressione sociale di un territorio: si possono avvicinare tanti giovani, dare loro un modello per il loro tempo libero che si può ben condensare nell’espressione latina: “Mens sana in corpore sano”. partecipare dunque alla diffusione e allo sviluppo di uno sport cittadino è un dovere. Su questi due concetti – amore incondizionato per lo sport e voglia di contribuire allo sviluppo sociale della mia Città – ho basato la decisione di iniziare questo nuovo ciclo del basket casalese, come fu per il calcio molti decenni prima.


 


Oggi a Casale, e non solo, c’è “la Junior-mania”. Il parterre del PalaFerraris la domenica è stracolmo di bambini, ragazzi, giovani e gente più grande: un’epidemia trasversale e contagiosa. Un coinvolgimento a 360 gradi che spesso non si verifica in altre realtà. Qual è il segreto? Credo che la gente si sia accorta che stiamo operando in modo serio e programmato. Si può vincere o perdere una partita come anche credo un campionato – e noi siamo pure retrocessi il primo anno di Legadue – però non bisogna abbandonare un programma pensato e sviluppato con serietà. Penso inoltre che un altro aspetto che sia stato apprezzato sia che questo nostro progetto è dal suo inizio aperto a tutte le realtà economiche, imprenditoriali e familiari cittadine, attraverso differenti partecipazioni di sponsor o soci. Desidero ricordare qui gli amici Buzzi, Venesio, Bonzano che sono i principali azionisti dopo le mia famiglia; ma sono tantissimi gli altri che ci appoggiano, rappresentando così bene il concetto che questo è il progetto della Città, della Provincia e dal suo territorio. Volevo fortemente questo coinvolgimento ed abbiamo dall’inizio programmato le nostre attività anche per ottenere questo risultato. Così credo sia nato il buon feeling che lega il progetto basket e la Città. Nessun segreto quindi ma solo tanto lavoro, programmazione ed ovviamente le vittorie sul campo per cementare il tutto.


 


Ci racconti che sensazioni Le dà questo legame intenso e profondo.
E’ una grande soddisfazione. Dimostra, ripeto, che abbiamo ben seminato e che da questa semina sono nate piante rigogliose: l’impegno e gli sforzi, non solo economici, che abbiamo fatto sono stati capiti e hanno fatto nascere un frutto bellissimo: l’amore della gente per la propria squadra.


 


Il tifoso però, nel senso più viscerale e profondo del termine, è estremamente esigente. Si aspetta sempre qualcosa in più. Come affrontate questa sfida?
Il cuore del tifoso si infiamma solo per le vittorie, è ovvio. Tutte le sconfitte sono delusioni amare. Quando però si sviluppa un progetto, che in principio prevede una crescita costante, si impara ad accettare con serenità anche una sconfitta o un rallentamento nel cammino verso un traguardo. Bisogna ricordare che tutte le salite sono faticose e alcune volte è necessario rallentare il passo; non è infatti pensabile vincere sempre. La sconfitta è parte dello sport e della vita: possono accadere anche tanti piccoli motivi che rovinano un’annata magari esaltante. Mi torna alla memoria l’anno meraviglioso della vittoria in B1; nella finale con Forlì eravamo favoriti, eppure la prima partita a Casale iniziò male e, alla fine, perdemmo al supplementare. Fummo costretti ad inseguire per tutta la serie e non era per nulla scontato che vincessimo gara in trasferta. Una palla che gira malamente sul ferro può condannare un’intera stagione. Ciò che è davvero importante è sapere accettare tutto questo, con spirito positivo: bisogna credere nel proprio lavoro, nelle proprie convinzioni e nei valori condivisi. Sempre. Solo così si ha la forza per rialzarsi e riprendere la strada.



-Fine prima parte-



(a cura di Alice Pedrazzi)